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Trovare lo psicologo/terapeuta adatto: da dove cominciare?

Criteri, domande e riflessioni per orientarsi al meglio.

Iniziare un percorso psicologico o psicoanalitico è, per molti, un passo importante. Eppure, prima ancora di cominciare, spesso ci si blocca su una domanda: “Come faccio a sapere se questa è la persona giusta per me?”

È una domanda legittima, e persino preziosa: perché la relazione che si costruisce in terapia è parte integrante del processo di cura. In questo articolo provo a condividere alcune riflessioni, spunti e domande utili per orientarsi — non per trovare la “ricetta perfetta”, ma per riconoscere ciò che risuona davvero con te, nella tua unicità.

La relazione terapeutica: un fattore fondamentale

In ambito psicoanalitico, uno dei concetti chiave è che non è il metodo in sé a curare, ma la relazione che si costruisce tra paziente e terapeuta. Non a caso, numerosi studi (ad es. Norcross & Lambert, 2011) mostrano che la qualità dell'alleanza terapeutica è uno dei principali predittori dell'efficacia della terapia, indipendentemente dall’approccio teorico.

Questa idea è ben sviluppata anche in ambito psicoanalitico contemporaneo, ad esempio da autori come Antonino Ferro, che sottolinea come la cura avvenga attraverso la trasformazione delle esperienze mentali nella relazione analitica, o Nancy McWilliams, che esplora l'importanza del “modo di essere” del terapeuta più che della tecnica.

Questo significa che la sintonia personale, il sentirsi ascoltati, accolti e non giudicati, può contare almeno quanto (se non più di) titoli, approcci o tecniche.


Come capire se è la persona giusta per te

Le prime sedute sono spesso un tempo di esplorazione e osservazione reciproca. Più che cercare risposte immediate, è utile prestare attenzione a come ci si sente nella relazione. Ecco alcune domande che possono aiutarti a orientarti:

  • Mi sento accolto/a con rispetto e interesse autentico?
  • C'è spazio per esprimere dubbi o difficoltà, anche rispetto alla terapia stessa?
  • Ho la sensazione di poter portare anche ciò che mi mette a disagio, senza dover “aggiustare” il mio racconto?
  • Sento che il terapeuta non forza i tempi né offre risposte facili?
  • Ho l’impressione che si stia aprendo uno spazio nuovo di pensiero e riflessione?

Il punto non è sentirsi subito meglio, ma percepire che qualcosa ha cominciato a lavorare dentro di te.


Segnali da considerare con attenzione

Ci sono situazioni in cui può essere importante fermarsi a riflettere, parlarne o eventualmente cercare un altro professionista:

  • Ti senti costantemente a disagio, giudicato/a o non capito/a.
  • Il terapeuta tende a dare consigli, soluzioni o indicazioni su cosa dovresti fare nella tua vita. In psicoanalisi (ma anche in altre psicoterapie), il compito non è dare risposte, ma aiutarti a trovare le tue.
  • Non c’è chiarezza su tempi, modalità, costi, regole.
  • Il terapeuta parla molto di sé, o tende a spostare l’attenzione su di lui/lei.
  • Vengono oltrepassati limiti etici: per esempio, proposte di rapporti personali o economici impropri, contatti non professionali fuori dalla terapia, violazioni della privacy.

Ricorda che ogni terapeuta ha obblighi precisi verso il paziente, tra cui mantenere il segreto professionale, rispettare il codice deontologico e garantire un contesto sicuro, protetto e professionale. Se qualcosa ti sembra confuso o scorretto, parlarne è un tuo diritto.


Consigli pratici per iniziare

  • Fidati delle prime impressioni, ma anche della tua possibilità di dare tempo al processo.
  • Sentiti libero/a di fare un colloquio conoscitivo senza impegno.
  • Chiedi informazioni su formazione, metodo e modalità di lavoro.
  • Ricorda che scegliere uno psicoterapeuta è anche un atto soggettivo: non c’è una scelta perfetta, ma una relazione che può, nel tempo, trasformarsi in uno spazio prezioso.


Conclusione:

Ogni percorso terapeutico è diverso. Anche quando ad intraprenderlo è la stessa persona.

Un terapeuta può far emergere certi aspetti, un altro ne renderà visibili di nuovi. Non perché uno sia “meglio” dell’altro, ma perché ciascuna relazione apre possibilità diverse di pensiero, di esperienza, di trasformazione.

Questo significa che non esiste un terapeuta giusto per sempre, come non esiste una sola immagine di sé da conoscere. In certi momenti potremmo avere bisogno di una figura femminile che faccia risuonare in noi con aspetti materni, nutritivi; in altri, di una presenza maschile che possa facilitare il distacco, la separazione, l’emergere di una posizione più autonoma.

Il lavoro analitico non è mai una strada lineare. È fatto di incontri, di passaggi, di variazioni di sguardo.

Scegliere un terapeuta, allora, non è trovare una risposta definitiva, ma iniziare un dialogo che possa, nel tempo, trasformarsi in una forma di cura autentica e viva.


Dott.ssa Andrea Budicin


Riferimenti utili per chi vuole approfondire

  • Norcross, J. C., & Lambert, M. J. (2011)Psychotherapy relationships that work
  • McWilliams, N. (1999)Psicoterapia psicoanalitica, Raffaello Cortina. 
  • Ferro, A. (2009)La tecnica psicoanalitica. Un dialogo tra modelli, Raffaello Cortina. 
  • Freud, S. (1912)Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico



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